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Borghi e citta

Borghi

Borgo di Pescarenico

Lecco

Pescarenico è un rione di Lecco, posto sulla riva sinistra dell’Adda, nel tratto compreso tra la fine del ramo lecchese del lago di Como e il lago di Garlate. Il borgo, incorniciato dalle montagne lecchesi, era un villaggio di pescatori: il suo nome deriva infatti dallo speciale diritto elargito nel Seicento alle famiglie che lo abitavano di pescare nel tratto dell’Adda compreso tra i due laghi, particolarmente ricco di pesci.

Pescarenico è l’unico luogo lecchese citato esplicitamente da Alessandro Manzoni ne I Promessi Sposi: qui è ubicato il convento dei Cappuccini in cui vivono Fra Cristoforo e Fra Galdino, i cui resti dell’antico cortile si trovano oggi nella Chiesa dei SS. Materno e Lucia in Piazza Fra’ Cristoforo. Inoltre, nelle vicinanze della foce del Bione – un piccolo torrente che scorre in zona finendo nell’Adda – Lucia parte in barca per fuggire dalle mire di Don Rodrigo. Sempre di Pescarenico è il pescivendolo che porta ad Agnese e Lucia notizie del loro paese natale, quando queste sono rifugiate a Monza.

Il borgo conserva ancora oggi il fascino di un tempo: i suoi vicoli si snodano attorno alla centrale Piazza Era, e lungo l’Adda si possono vedere le barche che colorano la riva. Durante il mese di luglio, il rione si anima di tornei sportivi, serate danzanti e regate in occasione della Sagra de Pescarenech.

Informazioni

Piazza Era 7, 23900, Lecco (LC)

Pescarenico – Cap. IV de “I Promessi Sposi”

È Pescarenico una terricciola, sulla riva sinistra dell’Adda, o vogliam dire del lago, poco discosto dal ponte: un gruppetto di case, abitate la più parte da pescatori, e addobbate qua e là di tramagli e di reti tese ad asciugare. (…) Il cielo era tutto sereno: di mano in mano che il sole s’alzava dietro il monte, si vedeva la sua luce, dalle sommità de’ monti opposti, scendere, come spiegandosi rapidamente, giù per i pendii, e nella valle. Un venticello d’autunno, staccando da’ rami le foglie appassite del gelso, le portava a cadere, qualche passo distante dall’albero. A destra e a sinistra, nelle vigne, sui tralci ancor tesi, brillavan le foglie rosseggianti a varie tinte; e la terra lavorata di fresco, spiccava bruna e distinta ne’ campi di stoppie biancastre e luccicanti dalla guazza. La scena era lieta.

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